Riportiamo qui di seguito una delle numerose discussioni sbocciate su Wikipedia in merito alla supposta "croatizzazione" di Marco Polo. 

Non sarò breve...
 
Intanto mi viene da dirvi: "Benvenuti nei Balcani!", giacché questa di Marco Polo è una "tipica" maniera di affrontare questioni di carattere storico in quelle lande. Sono troppo duro? 
Si legga per esempio Giuliano Procacci, Carte d'identità. Revisionismi, nazionalismi e fondamentalismi nei manuali di storia, Carocci 2005, oppure Dubravka Ugresić, The Culture of Lies, London 1998 (la scrittrice - accademica croata - è stata costretta ad emigrare in Olanda. In patria veniva tranquillamente chiamata "puttana traditrice" da alcuni pezzi grossissimi dell'establishment, perché denunciava le incredibili manipolazioni - anche storiche - operate dai nuovi governanti dopo il crollo della Jugoslavia). Con ciò - sia chiaro - io non intendo per nulla affermare che tutti sono della stessa pasta: da anni è in corso un rinnovamento negli studi storici croati, ma alcuni topos sono difficili da scalfire. Uno di questi topos è legato al nostro Marco Polo, e cercherò di spiegarlo.
 
 
Premessa: l'autocoscienza nazionale croata si è sviluppata in modo tutt'affatto diverso rispetto a quella - per esempio - nostra o a quella francese o a quella spagnola o a quella tedesca. Nel caso loro, si tratta di un popolo che migrò più o meno nel VI/VII secolo verso le terre tuttora abitate, impattando sulle popolazioni locali ed assimilandole un po' alla volta. Nell'alto medioevo sorse un "Regno di Croazia" che per la storia locale ha assunto una valenza "mitica": secondo loro è il segno evidente della voglia dei croati di essere indipendenti e liberi fin da sempre. Questo regno cadde in mano agli ungheresi alla fine del secolo XI, e in pratica la storia croata afferma che il popolo croato rimase per nove secoli e mezzo oppresso da altri popoli: ungheresi, italiani (veneziani, in Dalmazia) e tedeschi. A questi in tempi più recenti si aggiunsero - come babau - i serbi. Si aggiunga che le regole di scrittura della lingua croata vennero sistematizzate più o meno fra il 1830 e il 1850. Ecco quindi formato l'impasto di alcuni "corollari imprescindibili" della storia croata:
  • Le terre oggi abitate da croati sono sempre state abitate da croati fin da un paio di secoli sopo la loro migrazione in loco. Gli altri popoli più o meno ivi dimoranti da quel momento divengono o recenti immigrati o croati snazionalizzati.
  • I croati hanno sempre anelato alla loro indipendenza, ma altri popoli hanno sempre anelato alla loro distruzione.
  • Il regno croato è sopravvissuto almeno "di nome", visto che ci sono stati dei patti (cosiddetti Pacta conventa) statuiti fra croati e ungheresi nel 1102, per cui a fianco della corona ungherese è sempre esistita una corona croata. Questi "Pacta conventa" in realtà sono un falso storico: un documento creato nel XIV secolo per assicurare alcuni diritti a certe famiglie nobili croate; ma ancor oggi essi sono uno dei cardini della storia locale.
Ai fini dell'analisi su Marco Polo, è da rilevare che in pratica non esiste nessun personaggio dalmata successivo alle migrazioni medievali che i croati non considerino croato. Anche quando questo personaggio (per esempio Tommaso Arcidiacono) scrisse parole di fuoco contro i croati, autodefinendosi in altro modo (nel caso di Tommaso Arcidiacono, lui si autodefiniva "latino").
 
All'inizio del XIX secolo s'impose anche in Dalmazia la questione dell'autoidentificazione nazionale: un tema precedentemente ignoto. All'inizio le cose non erano chiarissime: una buona parte degli intellettuali dalmati dell'epoca si schierò a favore dell'ipotesi per cui esisteva una "nazione dalmata", data dalla felice commistione in loco di genti slave e latine. Sorse quindi una serie di pubblicazioni che celebrarono la "nazione dalmata".
 
Una di queste pubblicazioni fu un Dizionario biografico degli uomini illustri della Dalmazia, pubblicato a Vienna e a Zara nel 1836 e scritto dall'abate Simeone Gliubich. Questo "Simeone Gliubich" - tanto per dirne una - dopo qualche anno cambiò idea, e da propugnatore dell'idea di "nazione dalmata" divenna un propugnatore dell'idea di "nazione croata comprendente la Dalmazia": non scrisse più in italiano e non si firmò più "Simeone Gliubich", bensì "Šime Ljubić", divenendo uno dei più importanti ricercatori storici del suo paese. In questo libro - disponibile per nostra fortuna in internet - egli scrisse (pp. 255 ss.) una breve biografia di Marco Polo, che inizia così: "Polo Marco di Curzola, dove aveva preso stanza molto prima la sua famiglia. Alcuni lo vogliono veneziano, la Biog. Univ. An. e Mod., lo dice però d'origine dalmata". Questa è la prima volta in cui qualcuno mette insieme le parole "Marco Polo" e "Curzola", intendendo dire che questo fosse originario di quella.
 
La cosa rimane "quiescente" per moltissimi anni. E' vero che in alcune carte veneziane si parla della famiglia Polo come "dalmata", ma dette carte (potrei farne l'elenco: la prima è di circa due secoli posteriore a Marco Polo) affermano che questa famiglia sarebbe di "ascendenza dalmata", giungendo ad ipotizzare anche la città di origine: "Sebenico". E' altresì vero che i "Polo" sono attestati a Venezia fin da duecent'anni prima di Marco, e - ancor di più! - tramite l'analisi dei documenti veneziani - alla Marciana sono conservati infatti fra l'altro i testamenti di Marco Polo, di suo fratello Matteo e dello zio Marco, detto "il vecchio" per differenziarlo dall'omonimo viaggiatore - si è riusciti a ricostruire l'albero genealogico di quel ramo dei "Polo" di Venezia cui appartenne Marco Polo: lo si può trovare qui a pag. 425, assieme alla trascrizione dei tre testamenti. Da questi documenti appare inoppugnabile anche il fatto che i Polo di Venezia possedessero delle case in città (vengono lasciate in eredità), e addirittura le fondamenta della casa di Marco Polo sono state rinvenute durante alcuni scavi nel 2001.
 
Quand'è che i croati tornarono fuori con la storia di Marco Polo di Curzola? In realtà, i curzolani la tennero come "buona" per secoli, a causa del fatto che a Curzola vivevano e vivono tuttora delle famiglie "Polo" o "Depolo" o "De Polo" o ancora "Depollo": ecco qui due cartoline di Curzola dei primi del '900 (scritte in italiano), nelle quali viene rappresentato il "Cantiere De Polo" e la "Villa Depollo". La storia della "casa natale di Marco Polo" è una tradizione locale, che viene mostrata a tutti quandi fin da quando esiste un minimo di turismo a Curzola. Piccolo particolare: Marco Polo nasce nel 1254: la casa che viene fatta vedere è del XVI secolo, ma se tu chiedi alle guide se quella è proprio la casa natale o è invece il luogo sul quale "sorgeva" la casa natale di Marco Polo, loro ti rispondono con assoluta certezza che quella è proprio la casa dove è "nato" Marco Polo!
 
Il primo che mise su un po' di belletto alla teoria di "Marco Polo curzolano" è un signore che si chiama "Zivan Filippi" (qui si legge praticamente tutto quello che lui e altri hanno scritto sulla questione). Chi è questo Zivan Filippi? Adesso dice d'essere ricercatore storico, ma all'epoca in cui scrisse i suoi testi era agente di viaggio. Non starò qui ad affrontare la lunghissima sequela di incredibili panzane che racconta questo Filippi: basti dire che ad un certo punto lui ipotizza addirittura che Marco Polo partecipasse alla congiura di Marin Boccon, non si sa in base a cosa. Lui afferma che "alcuni storici" avrebbero fatto questa connessione fra i due personaggi, ma la cosa non è vera. Credo che questa connessione derivi unicamente dal fatto che pare che alcuni dei congiurati fuggirono dall'altra parte dell'Adriatico... quindi - avrà pensato Filippi - non può che esserci lo zampino di Marco Polo! Tralascio altre fantasmagoriche amenità tirate fuori da altri studiosi croati: uno afferma serissimamente che la parola "Polo" deriverebbe da "pollo" (in croato "Pilić"), e da qui - proprio da qui!! - nasce quel ramo di croati che pensa che il vero nome di Marco Polo fosse... Marko Pilić! Questi qui non hanno nemmeno l'idea che a Venezia tuttora esiste un "Campo San Polo" con la "Chiesa di San Polo", e che i veneziani non intesero onorare con una chiesa un santo volatile da aia: il nome "Polo" non è che la traduzione in veneziano del nome proprio "Paolo"!
 
La cosa sarebbe rimasta più o meno a livello di curiosità locale, se ad un certo punto non fosse arrivata l'indipendenza croata. Chi ha visto da vicino la cosa, avrà rilevato l'orgia incredibile di nazionalismo che s'è scaricata sul paese, con tutti i corollari. A suo tempo, il presidentissimo e "padre della patria" Franjo Tudjman in viaggio ufifciale in Cina affermò d'essere "compatriota di Marco Polo", e quindi di aver seguito le sue orme. Ad aprile dell'anno scorso l'ex presidente croato Stipe Mesić è volato in Cina all'inaugurazione di un museo dedicato a Marco Polo, ribadendo d'essere croato così com'era croato Marco Polo. Uno scrittore della minoranza italiana in Croazia - Giacomo Scotti - ha scritto per il quotidiano della minoranza "La Voce del Popolo" un articolo che riassume non solo la questione di Marco Polo, ma tutto questo andazzo "tipicamente croato". La questione una volta tanto venne riportata anche dalla stampa nazionale (ecco un articolo di Gian Antonio Stella sul "Corriere").
 
Venendo a noi, posso anche testimoniare delle battaglie compiute nella wiki di lingua inglese da un gruppo di contributori croati, che in pratica sono riusciti a spazzar via tutto quel che appariva "poco croato" dalle voci dedicate all'Istria e alla Dalmazia. Ora, la voce su Marco Polo è stata un filino difesa, dopo che nel corso del tempo s'era addirittura creata - da parte di questo gruppo di croati - una voce ancillare dedicata alla "Controversia sul luogo di nascita di Marco Polo". Va da sé che il massimo affronto è affermare che un dalmata è un italiano, di conseguenza nella Wiki croata Marco Polo è classificato fra i Hrvatski istraživači (esploratori croati).
 
Ciliegina sulla torta: due anni fa l'Ente Turismo della Croazia ha prodotto 15000 pieghevoli più una serie di presentazioni in internet per il mercato estero dal titolo "Croatia - Homeland of Marco Polo".
 
Da qualche anno - quindi - assistiamo ad una "seconda fase" di questa "battaglia per la croatizzazione di Marco Polo" (non so chiamarla in altro modo, visto che viene affrontata nettamente con piglio patriottico), che è quella della penetrazione dell'idea di "Marco Polo il curzolano" in alcuni libri, magari pubblicati anche all'estero, come guide, resoconti di viaggio ecc.. Da ciò il passo verso l'inserimento di questi testi in nota in Wikipedia il passo è brevissimo, infatti è già avvenuto.
 
 

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