Un pugno nello stomaco. È “In the Land of Blood and Honey – Nella terra del sangue e del miele”, il debutto alla regia di Angelina Jolie ambientato durante la guerra in Bosnia degli anni ’90 che per settimane ha diviso il pubblico dei paesi dell’ex Jugoslavia. Un esordio che mette da parte ogni forma di diplomazia.
 
La star americana, da anni impegnata in cause umanitarie di vario tipo, ha fatto un film che ha provocato polemiche fin da prima dell’inizio delle riprese senza cercare mediazioni. La pellicola, interamente parlata in bosniaco, è stata presentata al Festival di Berlino fuori concorso ricevendo un’accoglienza contrastata e poi a Sarajevo, presenti la regista e il marito Brad Pitt, accolta con favore dai musulmani e ostracizzata dai serbi.

La trama

Il film racconta la storia d’amore tra la pittrice musulmana Alja (Zana Marjanović, vista in “Snijeg – Snow” di Aida Begić) e un poliziotto serbo Danijel (Goran Kostić, visto in “The Hunting Party – I cacciatori” e in piccole parti nelle produzioni internazionali “I figli degli uomini” e “Uomini di Dio”).
Si conoscono prima della guerra e sono separati, letteralmente, dallo scoppio del conflitto: mentre ballano insieme esplode un ordigno che è l’inizio delle ostilità. Lui è figlio del generale iper-nazionalista Vukojević interpretato da Rade Šerbedžija ed è costretto ad arruolarsi tra i serbo-bosniaci. La donna si nasconde in casa con la sorella Lejla (Vanesa Glodjo) e suo figlio, finché sono rastrellate e deportate. I due si ritrovano in un campo di prigionia e lui la salva dalla violenza sessuale a cui sono sottoposte le donne e la aiuta a fuggire.
 
Catturata di nuovo, Alja è tenuta da Danijel come prigioniera personale chiusa in una stanza dove lei dipinge. È un crescendo di violenza e di gelosia fino all’epilogo tragico.
 
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