Luna je naša: riportiamo una chicca pubblicata dall'autorevole quotidiano online Bora.La.

Se Tito fosse arrivato per primo sulla Luna ...

Prima di tutto, guardatevi questo video, a lungo nascosto al grande pubblico ...

 

 

 

Agenzia TANJUG, Belgrado, 20 luglio 1969

Oggi la navicella spaziale Bratstvo i Jedinstvo (Fratellanza e Unità) è finalmente allunata dopo un avventuroso viaggio negli spazi siderali, coronando il programma spaziale della Repubblica Federativa di Jugoslavia e sconfiggendo la tecnologia americana e quella sovietica. L’equipaggio, per rappresentare tutte le componenti della composita federazione di Tito, è formato da sei cosmonauti: Janez Novak per la Slovenia, Franjo Stokovac per la Croazia, Ivica Milosević per la Serbia, Nemanja Nemanjić per il Montenegro, Hasan Jusufbegović per la Bosnia Erzegovina e Boris Mustafovski per la Macedonia. A questi, pochi minuti prima della partenza, si sono aggiunti – per ragioni di equilibri interni alla Federazione – i rappresentanti delle province autonome del Kosovo e della Vojvodina: l’albanese Emin Prenushi e il magiaro Tibor Horvath. Quest’ultima modifica del programma ha provocato alcuni malumori dentro la navicella spaziale, in quanto i posti previsti erano solo sei, ma nel rispetto della fratellanza e unità titoista, la questione è stata superata senza grandi problemi: il cosmonauta albanese e quello ungherese hanno proposto di stringersi un po’, quello sloveno ha dichiarato che la presenza dei due nuovi cosmonauti non è un problema della Slovenia, il cosmonauta croato ha messo a disposizione dei due nuovi arrivati un alloggio a Goli Otok, quello montenegrino non ha partecipato alla discussione perchè già dormiva, mentre il macedone ha contribuito alla riflessione con un lapidario “Jebi ga”. Il problema è stato risolto dal cosmonauta bosniaco Hasan Jusufbegović che ha ricordato come i due nuovi cosmonauti provengano da province autonome della Repubblica di Serbia, pertanto essi possono dormire nella branda del cosmonauta serbo.


Ma veniamo al solenne momento dell’allunaggio: non appena toccato il suolo lunare, lo sportello della navicella si è aperto liberando nella rarefatta atmosfera lunare per la prima volta in miliardi di anni il fumo e l’aroma delle Drina, inseparabili compagne dell’equipaggio nel lungo viaggio.
Il momento più delicato dell’intera missione è stato quello del primo passo dell’Uomo sulla Luna: per evitare che una sola delle repubbliche federate avesse il privilegio di sbarcare per prima sul nostro satellite, i cosmonauti hanno concordato che la gloria e l’onore di essere il primo essere vivente a calcare il suolo lunare dovesse andare ad un odojek, immediatamente calato dalla navicella, insieme al necessario per cuocerlo allo spiedo. In collegamento diretto con Tito, i cosmonauti jugoslavi hanno declamato una frase che resterà nella storia: “Un piccolo passo per un porco, un grande passo per l’Umanità”.
Subito dopo hanno fatto scendere sul suolo lunare una griglia, con cevapcici e pleskavica, mentre gli eroi spaziali intonavano Druže Tito mi te se kunemo.
Dopo aver festeggiato lo storico evento con rakija e pelinkovac, ballando un kolo accompagnato da fisarmoniche e trube, i sette cosmonauti (quello montenegrino era rimasto a riposare sulla navicella) hanno piantato solennemente la bandiera bianco, rosso e blu con la stella. Tra esclamazioni come “Luna je naša” e “Tujega nečemo, svojega ne damo” la Luna è stata immediatamente dichiarata la settima repubblica della RFSJ e sede del prossimo incontro dei non allineati.
I cosmonauti hanno quindi proceduto ai loro compiti più propriamente scientifici: hanno raccolto una grande quantità di pietre lunari, disponendole poi in maniera che formassero la scritta Naš Tito e quindi hanno esplorato i crateri lunari a bordo di un mezzo appositamente costruito dall’industria automobilistica jugoslava: il rover-Fičo sa prikolicom (nota altrove anche come 600 Zastava con rimorchietto).


Dopo aver fumato l’ultima Drina, i cosmonauti, ormai sbronzi, hanno estratto dalla stiva alcuni kalashnikov e hanno sparato in aria per festeggiare, sventolando allegramente le titovke. Questi proiettili vagheranno per sempre nello spazio, a imperitura gloria del socialismo non allineato.
Prima di ripartire si sono preparati ancora un caffè alla turca, il che ritarderà il loro rientro di diverse ore sull’orario previsto.

Tutti i paesi del mondo si sono complimentati con il maresciallo Tito per la riuscita di quest’impresa. L’unica voce discordante è stata quella dell’Unione degli Istriani che ha emesso un comunicato in cui si dissocia dalla “trionfalistica impresa del boia di Kumrovec”. Anziché festeggiare questa conquista, che rappresenta un grave allargamento della sfera di influenza degli slavocomunisti ed un ulteriore pericolosissimo avvicinamento della Jugoslavia a Trieste (come tutti sanno la Luna è visibile dalla città adriatica), l’associazione degli esuli invita la comunità internazionale ad esplorare piuttosto le foibe del nostro satellite, alla ricerca delle vittime lunari della ferocia titina.

[per gentile concessione di Bora.La]

Commenti  

#1 jasna 2014-02-21 10:20
hahaha, bellissima storia !!!! Ma questo Potocnik ... esisteva davvero ?

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